mercoledì 3 giugno 2009

AMAZZONIA è la vita / da leggere

AMAZZONIA: CHE MACELLO!/ Greenpeace pubblica l'inchiesta che denuncia le attività che distruggono la foresta
ROMA (UnoNotizie.it)
Dopo tre anni di indagini sotto copertura, Greenpeace pubblica l’inchiesta “Amazzonia, che macello!” fornendo una sconcertante fotografia del complesso mercato globale della carne e della pelle. Rivela come i giganti brasiliani del comparto zootecnico – parzialmente partecipati dallo stesso governo brasiliano – stanno distruggendo l’Amazzonia e il clima del nostro pianeta. In quest’inchiesta, per la prima volta, emergono i nomi di marchi come Geox, Adidas, Chateaux d’Ax, Kraft e Cremonini che nascondono dietro i loro processi produttivi storie di deforestazioni, incendi, abusi e nuova schiavitù della popolazione locale.
Nell’inchiesta, Greenpeace, si concentra principalmente sulla deforestazione illegale. Le prove raccolte dimostrano che i giganti del mercato della carne e della pelle brasiliani (Bertin, JBS, Marfrig, ecc.) vengono regolarmente riforniti da allevamenti che hanno tagliato a raso la foresta ben oltre i limiti consentiti dalla legge. Questi allevamenti continuano a distruggere un ettaro di foresta amazzonica ogni 18 secondi.
I dati a disposizione di Greenpeace dimostrano, inoltre, che alcune delle fattorie che riforniscono Bertin, JBS e Marfrig utilizzano forme illegali di lavoro schiavile e occupazione di riserve indigene.
“Le scarpe che usiamo tutti i giorni, il divano nel nostro salotto, la carne in scatola che compriamo al supermercato e persino i pasti pronti che consumiamo sul treno o in autostrada possono avere un’impronta ecologica devastante sull’ultimo polmone del mondo e sul clima del nostro pianeta” spiega Chiara Campione, responsabile della campagna foreste di Greenpeace.
L’allevamento bovino in Amazzonia ha impatti disastrosi anche a livello sociale, compresi fenomeni di nuova schiavitù. In Brasile, nel 2008, ben 3005 nuovi schiavi sono stati liberati da decine di aziende zootecniche. Il 99 per cento di questi erano tenuti prigionieri in Amazzonia.
“E’ il tempo del coraggio e della responsabilità per i nostri governanti e per le aziende che stanno dietro ai marchi globali se vogliamo vincere la sfida del cambiamento climatico. Per produrre una paio di scarpe sportive, invece, rischiamo di deforestare illegalmente, promuovere forme di nuova schiavitù e accelerare il cambiamento climatico. Per questo chiediamo a tutti i marchi coinvolti di interrompere immediatamente i rapporti commerciali con aziende o allevamenti che sono legati alla distruzione dell’Amazzonia” conclude Campione.
A livello globale la deforestazione determina il 20 per cento (o un quinto) delle emissioni di gas serra. Il Brasile è il quarto più grande emettitore di gas serra a livello globale (dopo Usa, Cina e Indonesia). Per promuovere la crescita della produzione di carne e pelle il governo brasiliano sta investendo per sviluppare ogni singola parte della filiera della carne e delle pelle nel Paese divenendo a tutti gli effetti un socio in affari della distruzione della foresta. La conferenza sul Clima di Copenhagen, che si terrà a dicembre 2009, è un’opportunità unica per tutti i governi che dovranno prendere misure efficaci per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra a livello globale. Un vero accordo per la salvezza del clima e del pianeta deve includere azioni concrete e fondi adeguati per fermare la deforestazion e.
Immagini degli allevamenti bovini e degli incendi in Amazzonia in anteprima esclusiva al TG3 delle 14 con intervista a Chiara Campione.

lunedì 4 maggio 2009

PARLAMENTO PULITO

Metteresti mai un virus a capo del reparto di infettivologia? Metteresti mai un rapinatore come guardia giurata di una banca? Metteresti mai tua suocera come garante della privacy del tuo matrimonio? Noi mettiamo condannati in via definitiva a sedere in parlamento. Trecentomila persone hanno firmato per un parlamento pulito, ma queste trecentomila firme languono sotto chili di scartoffie. Il senato non se ne occupa. E' normale. Sarebbe come affidare a Casanova la direzione di un corso prematrimoniale, o a Pietro Gambadilegno un commissariato di polizia. Ma questi mafiosi, questi corruttori, questi ladri non ci sono mica andati da soli al Parlamento. Ce li hanno mandati altri mafiosi, altri corruttori, altri ladri. E allora ti dico una cosa. Non basta mandare a casa i parlamentari condannati in via definitiva. Bisogna togliere il diritto di voto ai cittadini italiani disonesti, ai cittadini italiani condannati in via definitiva. Perchè i mafiosi voteranno altri mafiosi. I corrotti voteranno altri corrotti. I ladri voteranno altri ladri. Ma ti dirò di più. Tu ...che hai dato la tua preferenza in cambio non di un servizio generale che andasse a vantaggio della collettività, ma di un tuo tornaconto personale. Tu che volevi il futuro assicura to, la pancia piena senza fare niente, possibilmente grattandotela. Magari un ruolo da funzionario, da burocrate, magari volevi fare il bortaborse, oppure il sotto-sottosegretario all'usciere del palazzo regionale. Tu, che hai mandato qualcuno nei ruoli chiave delle istituzioni non per la forza delle sue idee, dei suoi programmi, ma in base a quanto poteva soddisfare la tua avidità. Tu che hai mandato un ladro nelle istituzioni, perchè qualcuno che ti regala un posto di lavoro che non gli appartene è un ladro... Tu che hai praticato il voto di scambio... Tu non hai il diritto di voto. Aristotele aveva ragione. In una democrazia compiuta non possono mica votare tutti. Dovrebbero votare i migliori, aristos, gli illuminati. I due terzi, un terzo della popolazione, io non lo so... Ma se guardi Uomini e Donne, se ti interessi solo di tronisti e troniste, non puoi votare. Se ti diverti come un pazzo dietro al Grande Fratello, dove quattro scimmiette ammaestrate urlano, gridano, saltano, cantano, schiamazzano nonostante abbiano 28, 30 anni, e lo fanno come adolescenti idioti in età prepuberale, ...non puoi votare. Se ti piace andare allo stadio con una spranga per picchiare gli altri, per tirare giù i motorini dagli spalti, non puoi votare. Perchè per votare bisogna avere un po' di senso civico, bisogna avere dimostrato di conoscere le istituzioni, di sapere quello che si sta facendo. Non si può leggere solo di gossip per cinque anni, e poi infilarsi in quella cabina elettorale con una matita copiativa in mano puntata come un fucile verso la democrazia. Se sei una persona così, non puoi votare. Per certe trasmissioni dovrebbe essere previsto il reato di circonvenzione di incapace finalizzata allo sfruttamento e al mantenimento dell'ignoranza. Altrimenti non si capirebbe come fanno ad essere eletti questi personaggi come quel Provoloni - come si chiama - quello che vuole la doppia corsia nei pronto soccorso dei territori amministrati dalla Lega. Due code diverse, con priorità diverse, con bollini diversi, con dottori diversi. Così se da una parte arriva un extracomunitario con le budella di fuori e i dot tori sono impegnati perchè stanno curando qualcuno che magari è infartuato, mentre nell'altra corsia altri dottori si girano i pollici nel tentativo di riattacare la dentiera a mia zia che ha 75 anni, quello con le budella di fuori deve aspettare. Altrimenti non si capirebbe come facciamo ad eleggere persone che poi bruciano la bandiera, né come facciamo a mandare ministri, parlamentari che si sputano, si picchiano in aula. Come fanno poi a fare una buona legge contro la violenza? Altrimenti non si capirebbe come facciamo ad eleggere persone che a una convention del PDL danno della zoccola a un membro della loro stessa squadra di governo. Come fanno poi a fare una buona legge per favorire l'emancipazione della donna, che ci vede agli ultimi posti in Europa?<> Per questo io propongo l'istituzione della Patente Elettorale, per conseguire la quale bisogna dimostrare di saper disquisire in scioltezza di concetti quali la separazione dai poteri, del ruolo chiave dell'informazione in una moderna democrazia. E dev'essere una patente a punti. Ogni volta che si commette un illecito amministrativo o un'infrazione vengono decurtati dei punti. Ogni volta che si viene condannati si perdono dei punti. Per votare in un referendum, che è la massima espressione di uno stato democratico, bisogna essere a punteggio pieno. Per votare alle politiche bisogna avere almeno la metà dei punti disponibili. Per le amministrative e le comunali, qualche punto residuo bisogna ancora averlo. Ma senza punti.. . Senza punti te ne stai a casa. E lasci l'Italia in mano agli italiani onesti.
Petizione di Andrea D'Ambra

mercoledì 22 aprile 2009

GENCHI / LA LEGGE E' UGUALE PER POCHI

L'avvocato di Genchi: ''Nell'archivio del consulente le indagini sulla procura di Roma''di Redazione - 21 aprile 2009“Siamo oltre il porto delle nebbie”. Lo ha dichiarato Fabio Repici, avvocato di Gioacchino Genchi, in seguito alla decisione della procura di Roma di non restituire l’archivio del consulente nonostante l’ordinanza del Tribunale del Riesame. “Oggi – ha spiegato il legale, la procura capitolina – ha fatto ammutinamento rispetto ai provvedimenti dei giudici che hanno decretato l’illegittimità totale dell’operato della stessa Procura. I reperti che la Procura di Roma sta mantenendo abusivamente in sequestro sono tutti di proprietà del dr. Gioacchino Genchi”. Per tale motivi oggi i pm romani “si sono resi responsabili, tra l’altro, dei reati di rifiuto di atti d’ufficio e di appropriazione indebita”. Tanto più che “nei supporti informatici trattenuti ci sono atti relativi a delicate indagini per le quali il dr. Genchi aveva ricevuto incarichi dall’Autorità giudiziaria. E ci sono perfino atti e intercettazioni che riguardano il procuratore aggiunto Toro: tra l’altro sue conversazioni nelle quali nel maggio 2006 concordava con altra persona, con insospettabili capacità profetiche, gli incarichi al ministero della giustizia presso l’appena nominato ministro Mastella e presso altri ministeri, riferendo anche gli incarichi graditi da altri magistrati romani, ivi compreso il dr. Nello Rossi. I magistrati della Procura di Salerno sono stati cacciati su due piedi dal Csm per aver emesso un provvedimento dichiarato legi ttimo dal competente Tribunale del riesame. Mi chiedo: cosa assicura ai magistrati romani l’impunità davanti al Csm ed al ministro della giustizia? Mi auguro – ha concluso - che la risposta non sia da rintracciare nel contenuto di quelle conversazioni”.

lunedì 20 aprile 2009

GIOVANI GIA' VECCHI

"Caro vecchio del 2009,vecchio forse non si può più dire, è considerato un insulto. Ti chiamerò allora vecchio ragazzo. Un ragazzo invecchiato che ha il Viagra in tasca e la pensione e per informarsi guarda la tv. Un signore che legge i giornali di Regime. La Repubblica se andava alle feste dell'Unità, il Corriere se crede nelle istituzioni, il Giornale se non ha mai creduto in nulla. Sei sopravvissuto a tutto. Ad Andreotti, al muro di Berlino, alle Brigate Rosse e alle stragi di Stato. Qualche volta anche alla tua coscienza. La tua generazione è alla guida del Paese. Con quelle dentiere possono dire quello che vogliono. Ai vecchi si perdona, sono come i bambini, se devono dire una scempiaggine la dicono, se lo possono permettere. Infatti, le dicono ogni giorno. Il pesce più grosso dello stagno è quello che non si è ancora fatto prendere. Voi vecchi ragazzi siete abili, siete carpe da 10 chili. Il pesce più grosso è lo psiconano. 73 anni e un futuro davanti a sè. Il pesce più autorevole è il sermonista Scalfari. Tra voi ci sono alcuni vuoti. Uomini che non hanno mai visto i loro nipoti o un capello bianco sul pettine. Chi li ha uccisi, o chi è rimasto in silenzio, è ora un vecchio ragazzo, uno di voi. Impastato, Livatino, Fava, Borsellino, Falcone, Ambrosoli non saranno mai vecchi ragazzi. Non ti appartengono. Le generazioni che ti seguono però ti ammirano e, per fare carriera, ti imitano. Non sono vecchi ragazzi, ma ragazzi vecchi. Dimostrano la tua età, ma hanno venti/trent'anni in meno. Sono incartapecoriti come Fini o avvizziti come Tremonti o imbalsamati come D'Alema. I loro film preferiti sono la Mummia e la vita di Bottino Craxi. Sperano un giorno di ereditare il vostro potere, per adesso si accontentano degli avanzi che gettate sotto il tavolo. I piccoli e i medi comuni, quindi quasi tutti, sono cosa vostra. Il sindaco pensionato è la figura più diffusa della politica italiana. Molti vecchi ragazzi sono in pensione da decenni, dall'età di 50/55 anni. I tuoi nipoti la pensione non la vedranno mai. Per ora usano la tua. Sono disoccupati, precari. Una volta erano il bastone della vecchiaia. Oggi, sei tu il bastone della loro giovinezza. Chi si fa i fatti suoi campa cent'anni. Questo è un Paese per vecchi, per vecchi ragazzi. Il potere logora chi non ce l'ha e tu non lo hai mai mollato. Forse un passo indietro è necessario da parte tua. Altrimenti, corri il rischio che i giovani ti facciano fare due passi avanti".

domenica 19 aprile 2009

SE SI LAVORA BENE I RISULTATI NON MANCANO

La giunta comunale blocca la dismissione del patrimonio comunale.Una prima vittoria per la Campagna Tutti a Casa. Nella delibera di giunta approvata due giorni fa dalla giunta comunale di Napoli viene bloccata la procedura di dismissione del patrimonio pubblico del Comune di Napoli. Oltre 13 mila alloggi la cui svendita e’ per ora bloccata. Dopo le denunce sul comportamento della Romeo S.p.a che gestisce la transizione della vendita da parte della Campagna Tutti a Casa, dopo le mobilitazioni per garantire il diritto dei cittadini, come sancito nella delibera comunale del 30.03.06 di impedire la vendita dell’alloggio, finalmente il blocco della dismissione.
L’assessore al patrimonio del Comune D’Aponte ha convenuto sul fatto che il regolamento di dismissione sia poco chiaro. Una prima fondamentale vittoria della Campagna Tutti a Casa, campagna per la dignita’ ed il diritto all’abitare nata alcuni mesi fa con il duplice scopo di tutelare i cittadini che abitano in case della Romeo, e con l’intenzione di rilanciare un movimento cittadino di lotta per la casa.
Attendiamo di leggere i termini della delibera per capire bene il Comune come intende attrezzarsi per gestire la fase della sospensione della dismissione, ma rilanciamo in avanti la battaglia per la rescissione di tutti i contratti tra la Romeo S.p.a. ed il Comune di Napoli, necessari dopo che la cattiva gestione e gli scandali hanno fatto emergere le responsabilita’ della Romeo sullo stato pietoso del patrimonio pubblico. La prossima settimana ci sara’ una nuova assemblea pubblica della Campagna Tutti a Casa insieme agli inquilini interessati dalla svendita del patrimonio comunale presso lo Spazio Sociale Parco San Gennaro nel Rione Sanita’ per mettere in campo iniziative tese ad ottenere un incontro immediato con l’Assessore al patrimonio D’Aponte per chiarire i termini della sospensiva.
Intanto sul fronte dell’emergenza casa la Campagna Tutti a Casa, attraverso i suoi sportelli in citta’ (capodimonte, centro storico, rione sanita’, ferrovia) ha attivato da lunedi’ prossimo la compilazione delle liste di occupazione di alloggi sfitti.
Studenti, famiglie, migranti, precari, possono iscriversi alle liste di occupazione per riappropriarsi del diritto all’abitare, un diritto fondamentale ed assolutamente insoluto nonostante gli spot di Berlusconi sul piano casa.
Contro la crisi cominciamo dalle case !Campagna “Tutti a Casa”campagna per la dignita’ ed il diritto all’abitare
Parole chiave: assessore al patrimonio, comune, D’Aponte, dismissione, napoli, Parco San Gennaro, patrimonio comunale, svendita, Tutti a Casa
Inserito da La Rete Civica di Napoli
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sabato 18 aprile 2009

ABRUZZO / IL SINDACO AVEVA INVIATO UN TELEGRAMMA 5 GIORNI PRIMA

Il sindaco chiese aiuto prima del sisma "Aiutateci, qui è già emergenza"
di GIUSEPPE CAPORALE
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L'AQUILA - Una richiesta d'aiuto. Cinque giorni prima della tragedia. Contenuta in un telegramma urgente. Una richiesta rimasta inascoltata. Mittente, il Comune dell'Aquila. Destinatari, la presidenza del Consiglio dei ministri (dipartimento della Protezione civile), il governatore della Regione Gianni Chiodi, l'assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati e la Prefettura dell'Aquila. Oggetto: una istanza per la dichiarazione dello "stato d'emergenza" per la città dell'Aquila, assieme alla segnalazione dello sciame sismico in corso, e di gravi lesioni ad edifici pubblici e privati. Per colpa del terremoto. Già, perché all'Aquila il terremoto c'era già, da mesi, con una frequenza sismica ormai quotidiana. La scossa del 30 marzo scorso (con un quarto grado di magnitudo) aveva poi scatenato il panico in città con l'evacuazione di diversi uffici pubblici, oltre a lesioni gravi per migliaia di palazzi. Con una stima dei danni pari a 15 milioni di euro. Era stata, fino a quel momento, la scossa più forte registrata all'Aquila dal 1967. E anche questo aveva spinto il sindaco Massimo Cialente a spedire un telegramma a Palazzo Chigi. Ma quella missiva (recuperata solo ora tra le macerie degli uffici comunali) cadde nel vuoto. Del resto, proprio per la presenza dello sciame sismico e la paura diffusa nella provincia aquilana - appena il giorno prima - su richiesta del capo della protezione civile Guido Bertolaso, si era riunita all'Aquila la Commissione Nazionale Grandi Rischi. Una riunione che però non aveva - evidentemente - tranquillizzato Cialente. Che il giorno dopo decise di scrivere il telegramma. Questo il testo: "In relazione ai gravi e perduranti episodi di eventi sismici il cui inizio risale al 16 gennaio scorso, sotto forma di quotidiano sciame sismico di complessive 200 scosse e oltre, culminato con scossa di quarto grado il 30 marzo scorso, chiedesi urgente e congruo stanziamento di fondi per prime emergenze, nonché dichiarazione stato emergenza ai fini dell'effettuazione dei necessari interventi di ripristino idoneità degli edifici pubblici e privati. Inoltre, si segnalano in particolare gravissimi danni strutturali in due edifici scolastici ospitanti cinquecento alunni".
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Per il sindaco, oggi, questo telegramma ha il sapore di una drammatica beffa. "Ho fatto tutto il possibile... Adesso dobbiamo solo ricostruire ciò che abbiamo tragicamente perso. Piangere il nostro dolore e andare avanti". Più dura la posizione della presidente della Provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane: "La settimana tra il 30 marzo e il 5 aprile, è stata fatale per il nostro territorio. Lanciavamo continui appelli, la gente fuggiva in strada per paura delle scosse. Ci era stato detto che la nostra era una psicosi, che avremmo dovuto avere un atteggiamento diverso, di serenità. Invece..". E prosegue: "Possibile che le due scosse avvenute la notte del 5 aprile, poche ore prima della tragedia, non abbiamo fatto suonare un benché minimo campanello d'allarme? Molti di quelli che si sono salvati, quella notte hanno dormito in macchina".
(18 aprile 2009) Tutti gli articoli di cronaca
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mercoledì 15 aprile 2009

GIUSTO NON DARE SOLDI PER IL TERREMOTO?

"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..." di Giacomo Di Girolamo Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda. Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle t estimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare. Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un cent imetro. Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese. E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella. C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno? Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente? Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte. Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è. Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate. Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente. Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima? Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo. Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso qu asi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto. Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto. Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto. Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne vo glio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto. Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia. Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico. E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia. Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso. Come la natura quando muove la terra, d’altronde. Giacomo Di Girolamo